Ho sentito parlare di una grossa fabbrica, un luogo da cui uscivano, un tempo, filoni di pane identici l'uno all'altro. Spesso in Russia si riciclano edifici interi che prima ospitavano fabbriche in pieno centro, ora trasferite in periferia. Della loro desolazione e disfacimento viene fatto pregio: proprio qui nascono spazi creativi per l'arte contemporanea e non solo.
Parto alla scoperta. La scala malmessa si inerpica su 5 piani. Questo “Piani”, così si chiama, è proprio un posto improbabile. Apro una porta: una libreria; continuo: la nuvola di fumo di una sala fumatori. Sbuco negli spazi comuni di un ostello che ha stanze sparse su tutto il piano. Continuo ad aggirarmi per i corridoi e finisco in un vicolo cieco, ritrovandomi in compagnia di un annerito carrello porta-pane vecchio decenni.
Dimenticavo: la fabbrica di pane. Avanzo: un'altra rampa e mi ritrovo su una terrazza, pochi gradi e un bar pieno zeppo di gente, con giochi in scatola, computer, taccuini... Proseguo: all'ultimo piano un cane senza una zampa fa da guardia al luogo che fino a ieri ospitava una mostra, ora inaccessibile. Scendo divincolandomi sulla stretta scala tra altra gente che sale o, forse, sta solo cercando di raggiungere la sua stanza da letto. Un luogo piuttosto curioso... ci tornerò!