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Alzi un braccio ed eccoti un passaggio

Ci sono cose che a raccontarle ad una madre apprensiva farebbero a dir poco spavento. Eppure in Russia sono così naturali.

Anita Vox macchina

Chi conosce le grandi città russe sa che i mezzi pubblici, seppure obsoleti, funzionano bene: il problema si pone di notte. È allora che entra in azione l'esercito di vecchie zhigulì e lada guidate perlopiù da azeri, turkmeni, tagiki o kirgizi che emigrano a frotte nelle “capitali russe” a cercar lavoro, improvvisandosi spesso come tassisti. È sufficiente alzare un braccio e accanto al marciapiede si formerà una fila di auto desiderose di portarti dove serve, a pagamento; oppure chi ti offre un passaggio in cambio di nulla, o almeno, non in denari, chi alla fine non vuole più i tuoi soldi, accontentandosi della buona compagnia, o chi ti chiede una somma a tua discrezione. Pur di caricare, spesso non badano a quante persone salgono e ti ritrovi con le mani incrociate a pregare di arrivare a casa intero.

Una volta, discorrendo con il mio “autista” improvvisato sperando mi portasse gratis, mi disse che avrebbe tanto desiderato imparare l'italiano. Gli risposi che magari un giorno glielo avrei potuto insegnare... Il giovane dai capelli neri e lo sguardo buono, con la sua storia, i suoi pensieri, i suoi problemi e, forse, la sua nostalgia per la famiglia lontana alla quale invierà i duecento rubli che ora gli darò, fermata l'auto a destinazione, si voltò e mi disse: “Ragazza! La verità è che io e lei non ci incontreremo mai più...”.

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