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Gallegria! Alla scoperta di curiosi edifici recuperati

In una delle mie perlustrazioni urbane alla ricerca di una gallegria, mi ritrovo in un vicolo cieco: vedo solo un grande edificio che pare smantellato. Entro perché l'indirizzo dovrebbe essere esatto, infatti leggo sul muro “Aperto Gallery”, freccia a sinistra. Solo la luce del giorno illumina le scale fatiscenti, rumori di trapani di sottofondo e voci lontane: l'edificio è nel pieno di grandi lavori in corso. Leggo sull'antico pavimento '1886' e realizzo di aver trovato un'altra di quelle strutture abbandonate che vengono restituite al mondo per farne uso utile e creativo.

Anita e la Gallegria

Raggiungo la fantomatica gallegria, una stanza minuscola dalle pareti candide e concetti artistici complessi su cui decido di non indagare, perché ben altre cose stanno attirando la mia curiosità.

Inizio a vagare e fotografare indisturbata. Gli operai non sembrano interessarsi ad estranei curiosi, nessuno fa domande, nessuno mi blocca. Scendo e risalgo per l'altra ala dell'edificio, fino a raggiungere una saletta che sembra un bar, infondo alla stanza un letto. Parlando con la barista, capisco che questa è la sua dimora e dopo un po' che parliamo mi chiede: “Sei per caso astemia, per principio?” ed io: “No no io, per principio, non sono astemia” e mi offre un whisky.

Quando finiranno i lavori questo sarà un gran bel posto, e non risuoneranno più i cori dei soldati come quando era una caserma militare.

 

 

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