Se la giovinezza è il periodo della vita in cui gli avvenimenti hanno una consistenza ed un'intensità irripetibili, lo stesso, forse, può valere anche per le città. San Pietroburgo, fondata da Pietro I nel 1703 dopo Cristo, ha da poco festeggiato il suo trecentenario ma la sua storia non smette di sorprendere, costellata da centinaia di leggende, aneddoti, misteri e tragedie che le conferiscono, nonostante la sua origine recentissima, uno spessore da città eterna.

Dalle epiche parole che Pietro Il Grande pronunciò nell’istante della sua fondazione alla storia dello specchio veneziano infranto sul pavimento, dal leggendario fantasma che aleggia tutt’oggi nel castello degli ingegneri al curioso aneddoto sul ponte più bello di San Pietroburgo, l’Anichkov. E non poteva mancare un accenno all’isola di Vasilio, la Vasileostrovskaja, com’è chiamata dai russi, e a quello che avrebbe dovuto diventare, stando alle intenzioni di Pietro I, il centro della città sul modello di Venezia ed Amsterdam.

Questo e molto altro viene riproposto da SPB24, in un accenno di leggende e misteri che tutti i russi conoscono e che vale la pena divulgare al pubblico italiano, sovente ignaro di quell’incanto riproposto oralmente da generazioni tramite racconti che, veri o non, contribuiscono a creare il fascino di una città.

Il cavaliere di bronzo a San Pietroburgo, simbolo dei misteri della città


1. Pietro Il Grande: «Che qui sorga la città!»

La prima delle leggende sulla città non poteva che toccare il momento epico della sua fondazione. San Pietroburgo, infatti, nacque in virtù della volontà del suo zar che decise di trasformare un terreno paludoso in una città di rilievo internazionale, una «finestra sull'Europa», come venne chiamata all'inizio. Si dice che il 16 maggio 1703 lo zar Pietro I, guardando l'isola un tempo chiamata Zajachij, pronunciò le seguenti parole: «che qui sorga la città».

Questo successe nel punto dove ora si trova la fortezza di Pietro e Paolo. E, dopo questo, credendo ciecamente nel roseo avvenire della propria creatura, Pietro le conferì un nome ispirato al proprio: la città alle origini, infatti, si chiamava Pietrogrado.

Nonostante l'aurea di romanticismo che tale storia si porta con sé, questo racconto è considerato dagli esperti quantomeno improbabile. In realtà, la fondazione avvenne in tono minore e, come si evince dai racconti dei testimoni dell'epoca, lo zar Pietro I nemmeno fu presente al momento della collocazione della prima pietra. Oltre a questo, non è esatto affermare che Pietro I conferì il nome alla città a partire dal proprio: il futuro imperatore della Russia sognava di costruire in onore del suo santo – lo zar, com'è noto, venne battezzato il 29 luglio 1672, ovvero il giorno dei Santi Pietro e Paolo - la città fortezza che avrebbe dovuto difendere il paese e, contemporaneamente, aprire un canale forte nella direzione dell'Europa.

Al di là della veridicità storica di questi racconti, la persistenza con la quale si sono tramandati nel corso di generazioni lascia intuire la reale esigenza, da parte del popolo russo, di mitizzare momenti e personaggi della storia della città. I più importanti sono indubbiamente la fondazione di San Pietroburgo e l'innovativa, poliedrica figura dello zar Pietro Il Grande: un motivo in più per apprezzare queste leggende con un approccio critico e disincantato ma con la consapevolezza che sono state «necessarie» ai pietroburghesi per creare la propria identità e lo sono per noi per comprendere a fondo questa cultura, così vicina ma anche così distante.

Questa è la fortezza di Pietro e Paolo, dove tutto ebbe inizio


2. Lo specchio veneziano e la doppia lezione di moralità

Le leggende sul palazzo d'inverno risalgono al momento della fondazione e della costruzione della città: secondo gli storici, il palazzo d'inverno venne ricostruito ben cinque volte, anche se assunse l'aspetto finale – quello che conserva tutt'oggi – solo nel 1762 sotto la direzione della zarina Ekaterina II. L'aspetto sontuoso ed al passo coi tempi del palazzo non somiglia nemmeno lontanamente a quella «casetta dall'architettura olandese» che era stata costruita dal «maestro delle navi», ovvero dallo zar Pietro Il Grande.

Nel 1711, in virtù del matrimonio tra Pietro I e Ekaterina Alekseeva, quella «casetta» venne ricostruita e trasformata in un vero e proprio palazzo. E, proprio qui, venne fissato il pranzo regale il giorno del matrimonio dell'imperatore russo: le sale sfarzose del palazzo erano arredate con dei particolarissimi specchi veneziani che, con il loro splendore e con i giochi di colori e sfumatore che trasmettevano, davano quel tocco di europeità all'ambiente.

Dodici anni dopo, venendo a conoscenza del tradimento della propria consorte, Pietro I la portò in questa stessa sala e, avvicinandosi ad uno degli specchi, disse: «Lo vedi questo specchio veneziano? E' costruito con materiali semplici, ma grazie alla sua arte è diventato un meraviglioso ornamento. Io posso farlo tornare alla sua essenza primitiva». E, lasciandolo cadere, lo distrusse. La moglie di Pietro I, che aveva un passato da lavandaia, capace come nessuno di comprendere il carattere del proprio marito e di dialogare con lui, lentamente sussurrò: «ma pensi che ora il palazzo sia più bello?»

Non ci è dato sapere che tipo di reazione psicologica queste parole scatenarono in Pietro I e, come un gioco di specchi, da chi effettivamente provenne la lezione di moralità, tuttavia siamo certi che ella comprese in pieno l'allusione.

La famosa leggenda dello specchio veneziano a San Pietroburgo


3. Il Castello degli Ingegneri ed il suo fantasma notturno

Nella parte meridionale dei Giardini d'Estate si erige una delle più enigmatiche e mutevoli costruzioni della città, il castello di Mikhajl (o Mikhajlovskij, come è chiamato dai russi) detto anche Castello degli Ingegneri. Leggiadro ed opportuno nel suo insieme durante i giorni estivi, il castello pare mutare all’arrivo delle prime nubi per assumere un aspetto altezzoso e superbo, posto all’angolo tra due canali quasi ad osservare lo spazioso ambiente circostante.

La storia del castello, dove studiò anche F. Dostoevskij, è intrisa di mistica e letteratura, come del resto anche la vita e la morte del suo proprietario, l’imperatore russo Paolo I, tragicamente ucciso proprio tra le mura dello stesso palazzo.

Basti pensare che alla fine del XVIII secolo a San Pietroburgo si sentiva udire una profezia che prevedeva la morte precoce dell’imperatore Paolo e che la vita dell’imperatore sarebbe durata tanti anni quanti sono le lettere nel cartello di benvenuto che si trovava all’entrata del palazzo. Questa profezia si avverò perché le lettere di quella famosa scritta, tragicamente, coincisero con il numero di anni che lo Zar ebbe al momento della sua morte.

Ora la scritta è scomparsa, ma nel terreno a ridosso dell’entrata si conservano i segni della puntellatura di questi segni mistici. A San Pietroburgo si narra che, durante le notti, per il palazzo passeggi l’ombra dell’imperatore con una candela accesa in mano e negli antri dell’edificio scricchioli il parquet e le porte sbattano anche in totale assenza di vento e a finestre chiuse. E che, in balia di tutto ciò, i contemporanei abitanti del castello – i collaboratori del museo russo – sospendano gli affari in corso e si rivolgano alla parte da dove provengono i rumori sussurrando: “Buonanotte, sua altezza”.

Tenebroso e affascinante è il castello degli ingegneri di San Pietroburgo


4. L’azzardo d’un sorpasso a cavallo: storia del ponte Anichkov

Uno dei ponti più affascinanti di San Pietroburgo è il ponte Anichkov, situato sulla prospettiva Nevskij, dove sono state collocate quattro statue di caratura mondiale chiamate: “La persona circondata dai cavalli”.

Se diamo credito ad una tradizione antica, lo scultore barone Pietr Karlovich Klodt utilizzò come modello per realizzare le sue opere la studiata postura dello zar Nicola I, grande amante dell’equitazione. Un giorno, durante una passeggiata nella quale venne invitato anche il barone, il cavallo dello scultore cominciò a correre freneticamente e gli fu difficile domarlo. Nell’ardore della foga, il barone Klodt superò l’imperatore, e ciò era strettamente proibito dall’etichetta del tempo: infatti, nessuno poteva superare lo Zar, che solo ed unico doveva condurre il gruppo. I presenti rimasero stupiti, già in attesa dell’ira che avrebbe sprigionato l’imperatore, tuttavia egli esclamò: “Caro amico, tu scolpisci i cavalli molto meglio di quanto li guidi...".

Secondo un’altra versione, lo sfortunato barone, inavvertitamente, superò lo Zar durante una passeggiata ed il punto preciso dove avvenne questo episodio fu il ponte Anichkov, al che lo Zar esclamò: “Per questo, io ti perdono”. Ed il barone Klodt, proprio nel punto dove costruì una delle opere più belle di San Pietroburgo, venne così graziato dallo Zar.

La leggenda del ponte Anichkov di San Pietroburgo


5. La leggenda dell’isola di Vasilio

Una delle leggende più diffuse riguarda l’isola di Vasilio, o Vasilevskij com’è chiamata dai russi, ovvero quella parte della città che lo zar Pietro Il Grande avrebbe voluto trasformare in una seconda Venezia.

Durante l’impero di Pietro I, nella parte occidentale dell’isola, si trovava un fortificazione, comandata dal capitano artigliere Vasilij Korchmin. Quando lo Zar mandava ordini e disposizioni, indirizzava laconicamente le missive con le seguenti parole: “A Vasilio nell’isola”.

Da qui, si dice, l’isola, che già esisteva ai tempi della fondazione di San Pietroburgo, prese il nome di Vasilevskij, ed ancora oggi è una delle zone vicine del centro conosciuta anche come la zona degli studenti, dove ha sede l’università principale.

Infatti, Pietro Il Grande voleva fare di quest’isola il centro città, conferendogli una struttura fatta di strade geometriche e canali che avrebbe tanto dovuto assomigliare alla nostra Venezia. Nel 1716 il grande architetto Domenico Trezzini elaborò il primo piano generale di costruzione della città, in virtù del quale nell’isola di Vasilio si sarebbe dovuta costruire una rete di cinque angoli costituita da canali e vie, un parco enorme, due piazze, diversi edifici pubblici, un porto nella parte orientale e delle costruzioni lungo il perimestro della stessa. Questo progetto su in seguito sensibilmente corretto, tuttavia l’essenza dello stesso rimase invariata: l’idea portante fu quella di creare una città che si ispirasse a Amsterdam o Venezia e con tale convinzione iniziarono i lavori sull’isola, che nel ‘700 aveva l’aspetto di una fitta boscaglia inospitale ed inadeguata ad una grande città. Ma le aspirazioni di Pietro Il Grande, a causa dell’estrema difficoltà dei lavori, dovettero col tempo arenarsi.

L’attuale struttura dell’isola, con delle vie che sono chiamate “linee” (quindi prima linea, seconda linea, terza linea, ecc.), la pulizia concettuale della struttura, la presenza del porto e dei collegamenti con il centro sono parte dell’assetto maturato sotto la direzione di Pietro Il Grande: tuttavia delle insormontabili difficoltà tecniche non permisero di realizzare la serie di canali che lo Zar aveva in mente per trasformarla nella Venezia del Nord.

Spaventati dal distacco e dall’isolamento della città, gli abitanti all’inizio furono restii e non si trasferirono sull’isola: solo nel 1727 iniziò un collegamento costante tramite un ponte galleggiante all’epoca chiamato Isakievskij (ovvero dedicato a Sant’Isacco). A metà del XIX secolo, il porto commerciale cambiò in dirizzo e venne decentrato rispetto alla posizione iniziale, situato vicino alla Strelka in una location di visibilità. Sull’isola, iniziarono ad apparire delle industrie e, conseguentemente, dei servizi per i lavoratori, quali bettole e taverne, legnaie e magazzini. Nonostante il mancato completamento del progetto dello zar, siamo tutti concordi nell’affermare che la parte dell’isola chiamata Strelka sia una delle ambientazioni più belle della città.

L'isola di Vasilio a San Pietroburgo, in alto a sinistra in questa foto