Il 28 maggio scorso si è tenuto nella "Piccola Sala" della Filarmonica di San Pietroburgo il concerto del Maestro Marco Rossi diretto da Fabio Pirola. Nato a Milano, ha compiuto gli studi musicali presso il Conservatorio «G. Verdi» della stessa città diplomandosi in pianoforte e clavicembalo con il massimo dei voti.
All’intensa attività concertistica come solista ed accompagnatore (al pianoforte, al clavicembalo ed all’organo) affianca una costante ricerca musicologica e ha al suo attivo diverse pubblicazioni di musiche rare ed inedite oltre a numerosi saggi, articoli, e a una cospicua raccolta di registrazioni in circa 22 CD. E' stato organista presso la Basilica dei SS. Apostoli e Nazaro in Milano e tutt' ora e' organista e consulente musicologico della «Cappella Tergestina» di Trieste, collabora con la «Polifonica Friulana Jacopo Tomadini» di San Vito al Tagliamento (PN), inoltre e' consulente tecnico ed artistico per «Estudi Polifonici» di Alghero ed organista del «Coro Polifonico Algherese».
E' direttore artistico della rivista «Organo nella Liturgia», direttore editoriale di «Polyphonia», ha collaborato inoltre con «Caecilia», «La Cartellina», la «Rivista Internazionale di Musica Sacra» e ha fatto parte del comitato di redazione de «L’Offerta Musicale» (Ed.Carrara). Numerose le partecipazioni radiofoniche e televisive: RAITRE, Radiuodue Svizzera Italiana, Raitre regione Friuli Venezia Giulia, Antenna 3...
Attivo presso diversi teatri quale Maestro sostituto e Maestro al cembalo (Piacenza, Teatro Municipale; Savona, Operagiocosa; Opera di Montecarlo), collabora dal 1987 con il Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa quale Assistente Musicale (Rigenerazione, Svevo/D’Amato; Faust Frammenti, Goethe/Strehler; Arlecchino, Goldoni/Strehler; La Sposa Francesca, De Lemene/Puggelli; Madre Coraggio, Brecht/Carlsen; Opera seria, Calzabigi/Ronconi) e collaboratore musicale. E' docente in ruolo presso il Conservatorio di Como (Lettura della Partitura per la Scuola di Didattica della Musica) e collabora dal 1987 con la «Scuola del Piccolo Teatro di Milano» (Assistente per il corso di canto, di movimento e per il corso di cultura musicale). Fabio Pirola lo ha intervistato per SPB24.
Maestro Rossi, come è stata la sua prima volta in Russia?
Direi veramente emozionante. Un minimo di timore prima della partenza, un paese grande e sconosciuto, qualche perplessità su scritte, toponomastica e alfabeto sono stati fugati già il primo giorno, positivamente sommerso dagli eventi musicali e dalla cordialità trovata ovunque. Una città grande, strade grandi, grandi architetture, grandi spazi, ma soprattutto grande interesse per la musica e la cultura a tutti i livelli.
Atterrato di notte all'aeroporto di Pulkovo, la mattina ha subito iniziato la masterclass con gli studenti del conservatorio presso la Chiesa finlandese di St. Maria e poi nel pomeriggio ha tenuto la conferenza presso il Museo Nabokov. Che impressioni ha avuto dai ragazzi che hanno partecipato al suo corso e quale è stato il primo impatto di trovarsi a parlare di musica italiana dove un tempo passò la sua infanzia il celebre scrittore Nabokov?
Il periodo è stato tanto intenso e senza respiro quanto grande è stata la gioia e la tensione per i mille impegni in programma. La masterclass è stata un bellissimo momento di confronto con dei ragazzi stupendi, per essere preciso dovrei dire con delle belle ragazze in tutti i sensi visto che si è trattato di fanciulle ottimamente preparate dal punto di vista tecnico e organistico in dettaglio. Disponibili a mettersi in discussione su ogni scelta rispetto ad uno stile a loro praticamente sconosciuto e assimilato in brevissimo tempo durante le poche ore di lezione della master.
Il sogno di ogni didatta: trovare studenti duttili, capaci di capire e apprendere con rapidità e con grande intelligenza. E poi la conferenza in un luogo ricco di storia e cultura: grande emozione pensando a chi ha abitato e ha scritto in quella bellissima casa. Gli interni con gli arredi originali, uno spazio vissuto, con l’idea che il grande scrittore uscisse da una porta da un momento all’altro mentre si parlava e si suonava musica del Settecento italiano.
Qual è il ricordo più bello dei concerti fatti insieme alla giovane soprano Yana Ivanova? (Quello nella suggestiva cornice dello Smonly Sabor e l'altro, nel significativo contesto storico del Tavricisky Palace).
La Smonly Sabor è un luogo particolarmente suggestivo, l’opera settecentesca dell’architetto italiano Rastrelli è un teatro vero e proprio ove è stato bellissimo fare musica, ma altrettanto il Tavricisky Palace, con la sua ricca storia e con un organo veramente perfetto. In poche parole grande emozione e gioia ovunque nel proporre melodie italiane dal Seicento ad oggi, un omaggio antologico all’Italia della grande musica che il pubblico ha apprezzato molto e ha gratificato con applausi calorosi e con particolare partecipazione.
Yana si è dimostrata una bravissima cantante, ha affrontato con tranquillità un repertorio tanto ampio quanto complesso: dal gusto barocco di Grancini e Rusca alle melodie contemporanee di Luciano Migliavacca, ed ancora al alla grande lirica dei gioielli pucciniani che ricordano le opere teatrali del compositore di Lucca. E poi il gusto gregoriano della scrittura di Gian Nicola Vessia, tra cui un «Petite Fleur a la Vierge» appositamente scritto per l’esecuzione di San Pietroburgo. Yana si è dimostrata un’artista all’altezza della situazione, capace di interpretare alla meglio i diversi stili esecutivi in un complesso itinerario musicale.
La tournée si è conclusa con due appuntamenti di grande prestigio: i concerti con la cappella musicale barocca "Il secolo d'oro" nella Sala piccola della Filarmonica di San Pietroburgo e poi a Mosca presso la Chiesa dedicata a Santa Maria Addolorata. Come si è trovato a suonare musica barocca italiana con un gruppo di musicisti russi diretti dal giovane direttore milanese Fabio Pirola?
Le sensazioni e le grandi emozioni dei due recital con il soprano Yana Ivanovna sono stati un momento di sintesi musicale ottimale, ma allo stesso ottimo livello si devono mettere le composizioni eseguite con questo complesso barocco che non ha nulla da invidiare ad analoghe compagini italiane. Giovani esecutori, ottimamente preparati, dotati di grande gusto stilistico e con una perfetta prassi esecutiva. Fabio Pirola è stato capace di aggiungere il suo tocco personale a questo gruppo. Rifiniture, cesellature, dettagli dinamici e piccoli consigli che hanno migliorato un livello esecutivo già alto. Far musica in questo modo è una grandissima soddisfazione per chiunque. Ogni momento di prova è stato un momento di felicità esecutiva in tutti i sensi e il pubblico ha perfettamente compreso la qualità altissima delle esecuzioni.
Si è calcolato che tra tutti gli appuntamenti, quasi 2000 persone hanno partecipato alle varie iniziative. Come considera l'organizzazione di tutti questi suoi impegni e infine, come ha reagito il pubblico russo, come ha risposto a questi eventi e concerti dedicati alle rarità e alle scoperte della musica italiana, a un repertorio per lo più inedito e frutto del suo studio e lavoro di circa 30 anni?
Ogni commento relativo all’organizzazione e al pubblico mi porta a dover fare un confronto con la «triste» realtà italiana. Confronto che vede il mio paese ad un livello decisamente arretrato: l’Italia, culla di arte, cultura e di buona musica non è capace oggi di proporre organizzazioni di questo livello e, soprattutto, di avere un pubblico così attento e preparato, rispettoso e culturamente avanzato. Non è solo un problema di quantità, ma soprattutto di qualità.
Le immagini dei concerti testimoniano questa evidenza, la tournèe in Russia è stata un enorme arricchimento musicale e culturale così come il rientro in Italia mi ha portato a commentare con gli amici, con i colleghi e gli studenti del Conservatorio ove insegno a Como quanto siamo lontani per istruzione e cultura da questo mondo. Le problematiche di ogni paese sono sicuramente diverse, così come realtà e modi di vivere, ma obiettivamente il nostro paese non ci porta ad un simile livello di attenzione culturale. E qui non conta la grandezza della città o il numero degli abitanti… conta l’attenzione, la gestione del sistema «istruzione»... Dopo molti decenni di studi, ricerche, pubblicazioni, è stato veramente gratificante avere simili soddisfazioni in un paese tanto lontano e diverso da noi quanto curioso di cose nuove e di buona musica!
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